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A proposito delle relazioni fra un genitore paranoico e i suoi figli

Aggiornamento: 17 lug

29 dicembre 2016


Introduzione

Specializzata nella psicopatologia del potere, studio la psicosi paranoica da più di vent’anni, non solo attraverso degli studi fenomenologici e psicanalitici che ho potuto fare in ospedale psichiatrico (dottorato), ma anche, successivamente, attraverso la mia attività clinica di psicologa di bambini e di adulti, o ancora attraverso il mio ruolo d’investigatrice in alcuni grandi gruppi, su la questione delle molestie, che è il “modo di essere al mondo” del paranoico, o , come dico spesso, il suo “capo lavoro”.

Adolescente, mi interessavo già molto alle deviazioni del potere e, prima di specializzarmi in psicopatologia, ho studiato la filosofia morale e politica fino ad ottenere un master conseguito alla Sorbonne, sulla questione della malattia della civiltà nell’opera di Nietsche. Questo doppio sguardo, psicologico e filosofico, mi consente di avere accesso al passaggio dalla patologia singolare alla patologia collettiva, che è sintomatico del contagio delirante nella paranoia, e spiega da sola i passaggi nei totalitarismi. Da li, si capisce l’importanza di individuarla e di capirla radicalmente, proprio alla radice.

Ho studiato all’ Ecole Normale Supérieure (Ulm), sono psicologa clinica e possiedo un dottorato in psicopatologia. Sono insegnante dal 2004 in varie Università in Francia, sono esperta nella psicopatologia delle molestie e nella paranoia (processi, funzionamenti, traumi, ammissioni, ecc..), sulla quale sono relatrice in varie conferenze internazionali. Scrivo, insegno, e formo i professionisti della psichiatria, della psicopatologia e del diritto in Francia, in Canada, e in Colombia.


La psicosi paranoica in riassunto

La psicosi paranoica è senza equivalente perché è la più pericolosa, di tutte le psicosi per la società. Sia per quando riguarda la sua diffusione sia per i rischi di passaggio all’atto.

Il delirio paranoico si orchestra in una serie d’interpretazioni pseudo-argomentate, che crea un’illusione logica. E in questo che gli psichiatri francesi Sérieux e Capgras [1] hanno intitolato questa forma di follia in una “follia ragionante”, indicando che “il delirio d’interpretazione è un sistema di errori”. Quando è sistematizzato, il delirio focalizza su un tema essenziale al quale si agganciano varie elaborazioni deliranti, in uno sviluppo apparentemente coerente e ordinato.

In realtà, si tratta di un falso ragionamento basato su dei sofismi. Il delirio si modifica allora molto poco nelle sue tematiche e nelle sue certezze.

La percezione è orientata da una diffidenza eccessiva, ma il ragionamento, cosi come l’argomentazione e quindi, il calcolo e la strategia, sono conservati.

La psicosi paranoica funziona con proiezioni, intuizioni, interpretazioni deliranti e idee di persecuzioni. Può, ma non è obbligatorio, accompagnarsi da una gelosia patologica, di mitomania, di megalomania, di melanconia, d’idee di rovine, ecc.

Vari profili esistono nell’ambito della psicosi paranoica, ma occorre particolarmente focalizzare sul profilo rivendicativo. Si contraddistingue per il suo carattere litigioso, per la sua propria auto rappresentazione di “salvatore”, che lo porta a reclamare sempre più diritti (particolarmente nel ambito giuridico), negando cosi il diritto degli altri e negando i propri doveri.

Infine, conviene, in questo riassunto, distinguere perversione, paranoia e psicopatia.

La perversione non è una psicosi perché non c’è il carattere delirante. Ne è pero l’anticamera. La paranoia massimizza la perversione, cosi come la persecuzione, la rigidità, la megalomania, l’istrionismo, l’idolatria del diritto… E molto più pericolosa della perversione, e non è raro vedere dei perversi, scompensare successivamente in paranoia, quando sono affetti di eventi destabilizzanti psichicamente.

La psicopatia non è una psicosi neanche lei perché non esiste né elemento delirante né affettività (contrariamente al paranoico che si presenta sempre in vittima e sembra soffrirne), ma soltanto dei passaggi all’atto violenti e trasgressori.


Impatti della psicosi paranoica sull’entourage

Di seguito ad alcuni elementi di vita (piacevoli o spiacevoli), la personalità che presenta una struttura paranoica può scompensare in modo molto violento, in un modo proiettivo.

Per essere chiaro, il paranoico inversa tutto. Mentre perseguita, si dice vittima, mentre molesta, si dichiara molestato, mentre manipola, si dice manipolato.

Accusa l’altro di essere responsabile di tutti i suoi mali.

E sempre colpa dell’altro, l’altro è il perseguitatore. E, perché il paranoico possa recuperare una parvenza di serenità psichica, deve molestare l’altro (incluso per le vie giudiziarie) perché vive come se fosse l’altro il perseguitatore, e ciò finché riesca ad annientarlo o ad ammazzarlo.

La caratteristica dello scompenso paranoico risiede chiaramente nel passaggio all’atto: ricatto al suicidio, tentativi di suicidio, oppure violenza sull’altro, incluso tramite vie traverse, le molestie, le trasgressioni, l’omicidio.

C’è quindi un chiaro e vero pericolo di colpi/ferite, stupro, e/o morte in caso di decompensazione paranoica

Peraltro, questa patologia funzionando molto su una modalità manipolatrice e stratega, e cambiando poco di oggetti affettivi e di temi deliranti (contrariamente alla schizofrenia), la persona mirata dai deliri paranoici è realmente in pericolo, cosi come tutto ciò al quale tiene (i suoi beni personali, i suoi bambini, i suoi animali, ecc..). Un paranoico che decompensa può mettere fuoco a una casa, ammazzare moglie e bambini, rapire i propri figli, commettere qualsiasi tipo di passaggio all’atto colpendo gravemente l’incolumità altrui, e a volta la sua.


Il genitore paranoico, la giustizia e i suoi figli

Un genitore paranoico rappresenta una reale pericolo per i suoi figli, pericolo maggiorato in caso di separazione. Da una parte perché l’ex compagno non può più fare da “tampone”, da un’altra parte perché la separazione è sé stessa un fattore di decompensazione, il paranoico non potendo tollerare che il compagno si “stacchi” da lui.

In caso di separazione, i figli sono presi in ostaggio, tramite una modalità manipolatrice. Dovuto alla proiezione, è il genitore paranoico che accuserà l’altro di “manipolazione”, di “alienazione parentale”, di “pericolo” per i figli. La giustizia sarà presa in ostaggio e commetterà spesso l’errore di credere in un “conflitto parentale”, mentre si tratta in realtà di molestie da parte del paranoico nei confronti dell’altro genitore, appunto attraverso le vie giuridiche.

Ho potuto varie volte sviluppare questo punto (articoli, lezioni, conferenze): c’è una differenziazione tra molestie (o stalking) e conflitto, e il fatto che il capolavoro della paranoia è le molestie (cf. bibliografia). Questa differenziazione è fondamentale perché esclude a priori e subito qualsiasi approccio di “risoluzione dei conflitti” come per esempio la mediazione. Per sfortuna c’è ancora una grande mancanza di conoscenza da parte del più grande numero, incluso i professionisti proprio su questa tematica. Per il paranoico, “la legge è lui”, a seconda di come la interpreta nella sua onnipotenza. Grande stratega, dotato di un potente risentimento, si presenta come vittima e non smetterà di porgere denunce o ancora di reclamare sempre più diritti presso colui di cui si sente perseguitato, ma che in realtà, persegue lui, e senza appello.

La relazione del genitore paranoico al suo figlio è estremamente distruttrice. Bisogna paragonare ciò ad un soggiorno di adulti in una setta, aggiungendo pero che il bambino non ha i mezzi psichici per difendersi dal delirio, che avviene nella sfera privata, mentre il paranoico può riuscire a fare illusione nella sfera pubblica. Il bambino può quindi subire e sentire dei propositi deliranti, o addirittura rappresentare per il genitore paranoico, l’elemento persecutorio. Dei propostiti estremamente aggressivi e svalorizzanti gli saranno allora tenuti.

Il genitore paranoico non è in grado di rispondere ai bisogni educativi e psichici del bambino.


I suoi comportamenti educativi sono negligenti e maltrattanti.

Le risposte emozionali, la gestione dei bisogni e delle esigenze sono totalmente inadatte all’età del bambino.

A titolo d’esempio, vediamo dei genitori paranoici rivendicare la residenza alternata per dei bambini piccoli, quando invece è totalmente inadatto rispetto ai loro bisogni di continuità materna, in quell’età della loro vita.

Il genitore paranoico vuole essere “tutto” per il suo figlio, il padre e la madre contemporaneamente, un tutto asessuato, onnipotente, omnisciente, e non supporta nessun altro.

Non avendo lui stesso avendo accesso al complesso di Edipo, né al pensiero della figliazione come figlio del proprio padre, il genitore paranoico è come un padre non generato che nega la rappresentazione della differenza dei sessi. Cosi, occupa tutti i ruoli, madre e padre arcaici sono confusi in una folle matrice dalla quale il bambino non può scappare.

Il figlio lasciato solo con un genitore paranoico è quindi in un grande pericolo psichico di entrare nella “follia a due”, per riprendere i termini dei psichiatri Lasegue e Falret [2], e in grande pericolo fisico di maltrattamento (incluso sessuale).

Il genitore paranoico vive il suo figlio come se fosse il proprio prolungamento corporale, come una parte cellulare di sé stesso, una sorta di escrescenza, un polipo, che non ha né identità propria, né autonomia. Cosi che tutto ciò che potrebbe permettere al figlio la minima autonomizzazione sarà vissuta come pericoloso, dal genitore paranoico, che avrà l’impressione, né più né meno, di perdere un organo. Cosi facendo, posiziona il figlio in un’insicurezza maggiore, conferendogli contemporaneamente il sentimento di essere l’ultimo protettore e l’unico insostituibile, ma anche di essere l’essere onnipotente, possedendo un “diritto di vita o di morte” sul proprio figlio.

E un clima “incestuale”[3] che mantiene il bambino in una situazione confusionaria: gli è bandito di accedere alla “soggettivazione”, di crescere come bambino, e invece, il genitore paranoico, mentre occupa entrambe le posizioni di madre e padre confusionali e onnipotenti, auto-generati, si posizionerà anche, visto la sua immaturità emozionale, come figlio del proprio figlio, che a sua volta, vivrà quindi contemporaneamente la posizione di genitore, di compagno, e di figlio del genitore.

Con il genitore paranoico, il bambino sarà annegato in problematiche incestuali, e quindi, costantemente immersi in problematiche di adulti, incluse (e soprattutto) le più sessuali, le più morbide, le più mortifere, senza rispetto alcuno per i bisogni del figlio. Per esempio, il genitore paranoico troverà prioritario che i figli piccoli vadano a vedere il nonno sul suo letto in ospedale mentre agonizza, oppure esporrà i suoi atti sessuali con l’amante, mettendo nella colpevolezza della confidenza il figlio, oppure ancora, esporrà nei minimi dettagli la propria malattia ai figli, ecc.

Il genitore impone a tutta la sua famiglia il controllo, le sue angosce di persecuzione e le sue fobie legate al confinamento. I figli del genitore paranoico assorbono quindi forti angosce d’intrusione, e di fobie multiple attorno alle tematiche intrusive: fobia delle punture e dei prelevamenti di sangue, fobie dell’avvelenamento con selezione degli alimenti e controlli, ecc. I figli del paranoico saranno regolarmente confrontati a questa specie di buco nero psichico contro il quale si tratterà di lottare ma anche al terrore dell’intrusione e del controllo. Questo terrore è contagioso, ed è chiaramente lui (che sia consapevole o negato) che sconvolge spesso le istituzioni, facendo deviare gli operatori (assistenti sociali, poliziotti, giudici, ctu, ecc..) dall’adeguatezza delle loro pratiche professionali.

Per riassumere, il genitore paranoico, trascina psichicamente nel suo delirio i suoi figli, ai quali trasmette anche le sue fobie, le sue idee di persecuzioni, i suoi pensieri suicidari, e le sue angosce sul mondo. Anziché mettere in sicurezza il suo figlio, il genitore paranoico non smette di trasmettergli delle angosce molto arcaiche, angoscia della morte, della malattia, di annientamento, di abbandono, di cataclismi, di soffocamento, di persecuzione, di essere lasciato senza soccorsi durante una caduta, ecc.

Spesso preso in un’interpretazione delirante di pericolo immaginario, il paranoico non percepirà i pericoli reali che invece fa correre ai suoi figli e potrà cosi esporli fisicamente, e, ovviamente, psicologicamente. Per esempio, può lasciare i figli di meno di 5 anni soli sulla piazza del paese senza sorveglianza, mandare un bambino di 6 anni da solo in piscina, o lasciare tornare la figlia di 12 anni in autostop dalla scuola anche se la distanza è di quaranta chilometri. L’esposizione fisica, può anche riguardare i mancamenti sull’igiene, o i bisogni del bambino in termine di ritmo del sonno, del cibo, del riscaldamento, ecc.

Appena il bambino emette il minimo disaccordo vede su di lui abbattersi l’ira del genitore, e il rovesciamento della responsabilità assieme al suo sminuimento: “sei cattivo”, “come osi dire ciò, dopo tutti i sacrifici che ho fatto per te?”.

I figli subiscono l’inadeguatezza del genitore, ma anche il timore del contagio, della malattia, la paura di mancare, la sua ipocondria delirante… Il genitore paranoico spia e rinchiude, ecco le parole chiavi nel suo rapporto con i figli.

Ma soprattutto controlla, e controlla in particolare il corpo del figlio. Prende la sua doccia o il bagno con il figlio, qualsiasi sia l’età (a volte fino a 17/18 anni), non chiude le porte per andare in bagno, espone i suoi figli sulla questione della salute (fino a sopra medicalizzare i sintomi che può addirittura inventarsi, per poi maltrattare per vie medicali – cf sindrome di Munchhausen per procura-), ha un rapporto estremamente intrusivo con il corpo del figlio.

Il totalitarismo paranoico s’invita a tutti i piani del psichismo, nei più intimi angoli. Soprattutto, il genitore paranoico non esiterà ad invocare potenti principi e ideali, che saranno ovviamente tutto il contrario della sua “pedagogia nera”, per riprendere il termine della celebre psicanalista Alice Miller [4]: Tale madre invocherà Dolto e i rispetti dei bisogni del bambino mentre i suoi non avranno il minimo spazio di respiro, tale padre invocherà la carità e i valori cristiani ma rinchiuderà i suoi figli in cantina, al buio e al freddo appena faranno troppo rumore, ecc.


Il rapporto del genitore paranoico al figlio è un rapporto di forza, un rapporto che deve vincere. Questo è da distinguere dal limite educativo necessario posto di fronte alle pulsioni di distruzione che incontra il bambino durante il suo sviluppo. Nel suo rapporto di forza paranoico, l’adulto ha dei diritti sul bambino (e non dei doveri, incluso appunto quello di doverlo educare correttamente), il bambino è colpevolizzato per un niente, è il supporto dell’ira parentale e non ha diritto a nessuna autonomia, soprattutto nella sfera affettiva. Il genitore paranoico non distingue le fasi di sviluppo del figlio e non ci si adegua. Tratterà come un neonato o quasi, un bambino di cinque anni, e non vedrà che esiste una profonda differenza nella capacità a supportare la frustrazione, la rabbia, ecc.

In tutti i casi, il paranoico cercherà di conservare l’esclusività sulla famiglia, di conservare un controllo assoluto sui figli e sulla suo coppia, spiando, pedinando, dicendo il falso per ottenere il vero, rivolgendo false accuse, ecc.

Appena il figlio del paranoico avanza delle velleità di autonomizzazione e d’indipendenza, in particolare all’inizio dell’età adulta, il genitore paranoico reagisce perché non lo supporta. Se non riesce più ad esercitare la sua onnipotenza, può anche tentare di prolungare il controllo spiando il proprio figlio, facendo seguire la propria figlia. Praticamente, creando un sistema di molestie nei confronti del proprio figlio, anche pagando un investigatore privato. Questo scenario si ritroverà poi, nella coppia patologica, con un paranoico, dove non esiterà neanche lì, a chiamare un investigatore privato, a usare software di spionaggio, ecc. per nutrire la sua sete di controllo sul compagno sospettato d’infedeltà.

Nel caso in cui, malgrado tutti i suoi sforzi per ristabilire il controllo, il paranoico ha l’impressione che il figlio gli scappi oramai totalmente, allora lo bandirà e, fatto molto importante, gli negherà la filiazione reale e simbolica, orchestrando la spogliazione dell’eredità.


I figli di un genitore paranoico sono in prede a delle angosce di tipo psicotiche senza esserlo: angoscia di frammentazione, angoscia di morire, ecc. Può succedere che faccia degli incubi mettendo proprio il genitore in scena. Questi incubi possono capitare nell’infanzia, senza che il genitore sia direttamente e necessariamente rappresentato se non sotto forma simbolica o, più tardi, all’età adulta. Per esempio, il figlio può fare lo stesso incubo ricorrente di tenere, sopra la sua culla, la figura non di una fata buona ma del terribile e cattivo Gargamella (la figura che tormenta i puffi). Oppure, per illustrare con incubi di pazienti adulti, figli di genitore paranoico, che hanno a che fare con l’intrusione o con la morte: il figlio può fare l’incubo di topi che percorrono il suo appartamento il giorno successivo alla visita del padre paranoico. Un altro può fare l’incubo che sua madre paranoica lo trascini nei sotterranei nel fondo dei quali si trova la propria bara e che la stessa madre lo lasci là, dopo che abbia chiuso una porta che non si apre più. Un altro ancora, può evocare degli incubi ricorrenti dove il padre lo trascina in labirinti sotterranei per sfuggire ad una tortura che si suppone dover essere a loro applicata… Un altro ancora sognerà che il suo padre (maestro di scuola e paranoico) sta abusando sessualmente di vari bambini presentandosi come un finto dottore, oppure ancora che il padre lo tagli a pezzettini ecc.


C’è una certezza assoluta: la vita psichica dei figli di genitori paranoici è segnata dal terrore. Per alcuni figli, quelli che sono sotto controllo mentale totale, è bandito pensare, immaginare, sognare e questi bambini diventano adulti perfettamente alienati in una follia a due con il genitore malato. Perché questa alienazione si realizzi, bisogna che il figlio non abbia nessuna possibilità di distanziazione, che sia un altro adulto (terzo) a fargli prendere coscienza, ma anche dei libri, un attaccamento a degli animali o qualsiasi via che gli permetta di distanziarsi dal genitore paranoico.


Questi bambini diventati adulti soffrono di fobie importanti, di sintomi post-traumatici gravi e di sintomi infiammatori sul piano somatico (eczema, febbre, emicrania, cistite, orticaria, ecc.).

Il comportamento del paranoico si orchestra attorno all’inganno, alle molestie, alle minacce di morte, manipolando l’esterno, chi avrebbe “mai pensato che questo buon padre di famiglia” fosse capace di tale condotta. I figli sono presi in ostaggio in caso di separazione/divorzio, soffrendo contemporaneamente per il delirio paranoico contro il quale non hanno nessun modo di resistere, per il maltrattamento psichico e/o fisico/sessuale, per la negligenza, per l’abbandono emotivo – se non reale- del genitore paranoico. Non è raro di vedere in effetti, nel percorso di genitore paranoico, degli abbandoni reali, il genitore decidendo di non vedere i propri figli per vari anni per poi apparire come “salvatore” per liberarli del “cattivo altro genitore” che invece se ne occupa quotidianamente. Questo abbandono è spesso orchestrato con una messa in scena molto teatrale e particolarmente traumatica per i figli.

Con un spirito di alterità e di negazione totale della realtà, i genitori paranoici chiedono molto spesso l’affidamento esclusivo dei figli e l’esclusione dell’altro genitore dal suo ruolo di genitore.


Bisogna sottolineare che, nei casi clinici, la maggior parte dei paranoici sono uomini. E quindi molto più frequente che il genitore paranoico sia un uomo e che impegni dei mezzi colossali per rappresentarsi come il padre salvatore e perfetto, esigendo l’affidamento esclusivo per escludere la madre dal suo ruolo referente e protettore per il figlio.

Bisogna integrare e tenere conto della componente giustiziera del delirio (molestie, denunce, ricorsi giuridici…).

I genitori paranoici sono anche quelli che rapiscono e sequestrano i loro figli, anche durante periodi brevi, senza che i figli possano contattare un terzo.


Conclusione

In sostanza, un bambino è in grave pericolo psichico e/o fisico in presenza di un genitore paranoico.

Sul piano psichico, il bambino sarà esposto ai deliri, sarà costantemente terrorizzato, sarà confrontato a dei discorsi paradossali e ai deliri di persecuzione, colpevolizzato o intimato di dover rigettare l’altro genitore.

Sul piano fisico, il bambino sarà esposto a gravi negligenze, e a delle risposte inadeguate ai suoi bisogni affettivi, educativi e biologici.

Per quando riguarda la coppia, in caso di separazione, l’ex compagno del paranoico è spesso sottomesso ad une molestie costante e durevole per via della “fissazione dell’oggetto” presente in questa patologia psichiatrica. I figli sono presi in ostaggio, cosi come la giustizia, che riempie un ruolo molto particolare nel delirio paranoico: Il paranoico si dice “vittima” di una specie di “complotto”, di una “macchinazione”, e aspetta che gli sia “resa giustizia”.

Stratega, calcolatore e manipolatore, il profilo del paranoico riuscirà spesso a manipolare le istituzioni, incluse quelle giuridiche, attraverso quello che ho chiamato “il contagio delirante”, e che funziona secondo meccanismi psichici collettivi particolari (gli stessi meccanismi che troviamo nelle sette, il fanatismo religioso, il terrorismo, il nazismo per esempio).

Bisogna sottolineare il pericolo psichico e fisico per il bambino di essere esposto alla follia del genitore. Pericolo maggiorato dall’intensità, dalla cronicità, dalla durata, ma anche dalla relazione da solo, con il genitore paranoico.

Il delirio paranoico è molto difficile da rilevare per causa della sua apparente normalità e della sua dimensione “ragionante”, ma rimane molto pericoloso per i figli che ci sono esposti.

La possibilità di guarigione del paranoico è quasi inesistente, questa patologia non smettendo invece di crescere con il tempo, la rigidità della struttura psichica, e il rifiuto di qualsiasi trattamento psichiatrico da parte del soggetto (che invece si ritiene investito da una missione, che pensa essere l’unico ad avere ragione e che tutti lo perseguitano, incluso gli psichiatri ovviamente).

Per sviluppare altri punti, vi invito a consultare la bibliografia infra.

Ariane BILHERAN

Ariane Bilheran, Psicopatologia della paranoia, Paris, Ed. Armand Colin, 2016.

Laureata all’Ecole Normale Supérieur di Parigi (Ulm), psicologa clinica, dottorato in psicopatologia, autrice.


Appunti

[1] Serieux, P., Capgras, J. (1909), Les folies raisonnantes, Paris, Alcan.

[2] Lasegue A., Falret J.P. (1877). « La folie à deux ou folie communiquée », Annales Médico- Psychologiques, Paris, 18 : 321-355.

[3] Per riprendere gli studi del psicanalista Racamier, all’origine del concetto.

[4] Miller, A. 1985. C’est pour ton bien. Racines de la violence dans l’éducation de l’enfant, Paris, Flammarion, 2015.

 

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