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"Il virus del totalitarismo"

Aggiornamento: 28 nov

Propaganda di massa, manipolazione e controllo degli individui, organizzazione di una psicosi paranoica, designazione dei nemici, persecuzione degli oppositori...


Di Ariane Bilheran, filosofa, psicologa clinica, autrice in particolare di Psychopathologie de la paranoïa (Psicopatologia della paranoia) e Psychopathologie de l'autorité (Psicopatologia dell'autorità) (Casa Editrice Dunod), le nostre società stanno sprofondando nel totalitarismo.


Intervista pubblicata nel febbraio 2022 sul quotidiano francese La Décroissance.



Ariane Bilheran devant sa bibliothèque
Ariane Bilheran

Il Covidismo ci sta portando verso lo sviluppo dei sistemi totalitari?


Dobbiamo ricordare che cos'è il regime totalitario, nella sua struttura o, in altre parole, nella sua essenza, al di là delle differenze di scenario. Il totalitarismo è caratterizzato, per la filosofia politica, dai seguenti criteri: un sistema organizzato attraverso il monopolio dei mass media, la sorveglianza degli individui, l'invito alla denuncia, una politica fondata sul terrore e un'ideologia in movimento, costruita sulla divisione tra buoni e cattivi cittadini, sul nemico visibile o invisibile e sulla purezza, sulla persecuzione degli oppositori e di ogni critica all’ideologia. Una politica della tabula rasa.


Sul piano psicopatologico (studio dei processi psicologici), il totalitarismo corrisponde ad una psicosi paranoica collettiva, cioè a un diniego della realtà (la realtà dell'esperienza non esiste più, non è più un elemento imprescindibile di confronto del discorso), a un delirio di persecuzione legato alla “follia ragionante” che mette tutto in discussione, interpretando cifre e situazioni a suo piacimento, a dispetto della logica e della ricerca della verità. La struttura del delirio è sempre la stessa: il corpo sociale è interpretato nel senso letterale come un corpo unico del quale cui gli individui sono cellule. Esso è perseguitato da un nemico, e solo estirpare questo nemico gli permetterà di ritornare ad una vita normale. La natura di questa illusione è contagiosa. Ho studiato a lungo questo fenomeno che ho chiamato "contagio delirante", in riferimento a Hannah Arendt, che parlava di un "virus specifico del totalitarismo", in Le origini del totalitarismo.


La natura del vincolo di civiltà si basa sul rispetto dei tabù antropologici fondamentali, vale a dire il divieto dell'omicidio e il divieto dell'incesto. Possiamo intendere questi divieti in senso letterale ma anche in senso derivato: “disattivare” qualcuno che non può più svolgere la propria attività lavorativa corrisponde ad una condanna a morte sociale. Nel sistema totalitario questi divieti vengono spazzati via dallo stato di eccezione. Dobbiamo al filosofo Giorgio Agamben una profonda riflessione filosofica sullo stato di eccezione in materia politica. Lo stato di eccezione è uno spazio in cui la Legge è sospesa, quindi uno spazio anomico, ma che pretende di essere inserito nell'ordinamento giuridico. Agamben parla di “eclissi della Legge”: la Legge resta, ma non emette più la sua luce. La prima conseguenza è la perdita per i cittadini del principio fondamentale della certezza del diritto: l’illegalità viene normalizzata. Chiaramente la Legge, che dovrebbe proteggere gli individui, diventa lo strumento della loro persecuzione. Questo è il fatto totalitario. Lo stato di eccezione, storicamente, aveva una limitazione temporale, come nella dittatura romana. Oggi diventa la condizione normale. Insomma, è un’eccezione permanente, quindi non è più un’eccezione!


Il regime totalitario è quindi il momento in cui si autorizzano tutte le possibili trasgressioni, in nome di un ideale tirannico (“Bene Comune”, “Salute per tutti”, ecc.) che è certamente difficile definire, certo, e che è basato su un sofisma, una proposizione contraddittoria. Agamben lo riassume così: “Una norma che prescrive che si debba rinunciare al bene per salvarlo è altrettanto falsa e contraddittoria di quella che, per proteggere la libertà, richiede che si rinunci alla libertà."[1]


La logica è paradossale e sacrificale: l'angoscia che attraversa gli individui cerca uno sbocco, nel sacrificio di alcuni membri. Si tratta, insomma, di una regressione arcaica: l'epidemia che contamina la città è vissuta come un flagello inviato dagli dei per punirci, e solo una logica sacrificale può ripristinare l'ordine perduto.



È quindi possibile prevederne l’evoluzione?


L’esercizio è sempre complicato, perché è difficile mantenere una certa distanza critica con l’epoca in cui siamo immersi, oltre a ricordare che il sistema totalitario nasconde sempre cose sordide alla popolazione, fin dall’inizio.


Tuttavia, bisogna ricordare che il totalitarismo funziona attraverso il terrore (qualunque ne sia l'origine attribuita al terrore), esso "si scatena quando ogni opposizione organizzata è scomparsa e il leader totalitario sa che non ha più bisogno di "aver paura"[2]. Quindi estistono delle fasi. Il terrore aumenta dopo che una persecuzione particolarmente spietata ha liquidato tutti i nemici reali e potenziali. La paura allora diventa irrilevante, è il regno dell’arbitrarietà. Ciò significa, evidentemente, che il terrore prima attacca gli oppositori in modo vessatorio, poi "si arriva ad eliminare i propri sostenitori (come nell’esempio sovietico) e infine si dispiega in tutta la sua furia quando, in assenza di oppositori e sostenitori, si scatena contro gli innocenti”[3].

La psicosi paranoica collettiva (quella che Mattias Desmet chiama “la formazione della psicosi di massa”) è di natura guerriera. Questo, credo, l'abbiamo ripetuto abbastanza! Si tratta di fare la guerra, qui contro un virus, poi contro individui, poi contro se stessi in una logica di autodistruzione. “Il terrore congela gli uomini in modo tale da spianare la strada al processo naturale o storico. Elimina gli individui per il bene della specie; sacrifica gli uomini per il bene dell'umanità: non solo coloro che finiranno per diventare vittime del terrore, ma tutti, nella misura in cui questo processo, che ha un proprio inizio ed una propria fine, non può essere ostacolato che dal nuovo inizio e dalla fine individuale che di fatto costituisce la vita di ogni uomo”, ci dice Hannah Arendt, in Le origini del totalitarismo .


Avevo evidenziato i rischi di una guerra civile, che sono contenuti nella stessa premessa: il nemico invisibile che si nasconde in ogni uomo è la guerra infinita del popolo contro il popolo! Il nemico, anche se cerchiamo di individuarlo all’esterno (“non vaccinati”, ecc.), è dentro di noi. Perché fin dall’inizio considerare un virus come un nemico è assolutamente folle, nel senso letterale del termine. Il nostro corpo è formato da un numero infinito di virus.


La follia paranoica è espansiva: è una “pretesa ideologica di dominio globale”[4], che aspira alla conquista dell’umanità per fonderla in un magma apparentemente omogeneo. Il mostro termina con l'autodistruzione (esaurimento energetico) e/o con la guerra. Il danno è considerevole.



Possiamo ancora averne il controllo o siamo condannati ad assistere alla sua realizzazione?


Personalmente penso che abbiamo il dovere di introdurre discorsi diversi, perché la follia del ragionamento della psicosi collettiva, governata dall'ansia, porta alla confusione mentale e all'azione. Quando l'individuo è vessato da discorsi persecutori, da paradossi, menzogne, dichiarazioni violente emesse dai mass media e dal campo politico, diventa vulnerabile, confuso e non capisce più cosa gli sta accadendo. Il sistema totalitario designa colpevoli le persone innocenti e lascia impuniti i colpevoli, coloro che infrangono i divieti fondamentali, o addirittura incoraggia le loro azioni/pretese. La via d'uscita dalla confusione, a livello psicologico, è la violenza, ricorrendo all'acting out. La violenza è un modo per riconquistare potere sulla realtà, quando abbiamo perso ogni capacità di rappresentarla, perché ne siamo stati spossessati.


Il sistema totalitario è ad alta intensità energetica. Hannah Arendt ha notato che si basa sull’ossessione per il “moto perpetuo”. Per rimanere al potere, la formazione totalitaria deve rimanere in movimento e generare movimiento. Questo difficilmente è sostenibile all’infinito. Allo stesso modo, "se il totalitarismo prende sul serio le proprie rivendicazioni, deve arrivare al punto di «porre fine una volta per tutte alla neutralità del gioco degli scacchi", vale a dire all'esistenza assolutamente autonoma da qualsiasi attività."[5] È fattibile? L’ambizione sembra eccessiva, megalomane e irraggiungibile.


Costruire alternative e mostrare creatività, confidando nella propria capacità di risollevarsi, di sviluppare forme di autonomia, attraverso una politica di piccoli passi, è in questo senso essenziale, così come lo è uscire dall’isolamento, che è lo strumento di dominio dei sistemi totalitari.



Cosa possiamo fare di fronte a una logica che in precedenza sapevamo di poter sconfiggere?


Non credo che siamo sconfitti, affatto, perché la follia del ragionamento della paranoia contraddice la verità, la logica e la realtà dell'esperienza. È un sistema anti-vita. La vita è libertà; 'la libertà è la nostra essenza più intima, e da essa sorge l'intero edificio del mondo dello Spirito'[6]. D’altra parte, e questo è il significato del mio pessimismo, è che il livello di distruzione in atto si preannuncia inaudito rispetto a quello che l’umanità ha già sperimentato. Distruzione della salute, distruzione dei diritti umani, distruzione dell’economia, distruzione dell’istruzione, distruzione della cultura, distruzione del know-how, ecc. Con il totalitarismo entriamo in un mondo di sopravvivenza, dove dovremo cercare di passare tra le gocce di un ipercontrollo che tuttavia è destinato al fallimento, perché contraddice i principi della vita che governano questo pianeta.


Ciò che possiamo fare è essere l’espressione di questa spinta vitale, il cui ordine è la biodiversità. Esiste un ordine delle cose, valido in ogni momento e per ogni cosa, ma a cui corrisponde un accordo armonico e pacifico con il suo ambiente, che esclude ogni forma di violenza, e di cui l'essere umano deve essere garante. La promozione totale della violenza e del controllo è espressione di un disordine brutale, non è un ordine che funziona. Tutto è invertito. Come dice Agamben, nel suo discorso dell’11 novembre 2021, abbiamo “lo stato di eccezione invece del diritto, l’informazione invece della verità, la salute invece della salvezza e la medicina invece della religione, la tecnologia invece della politica."


È opportuno quindi, come diceva Hannah Arendt, esercitare il proprio libero arbitrio nelle forme di espressione e creatività, insomma non smettere mai di essere un granello di sabbia nel sistema. Ancora una volta il delirio paranoico è destinato ad autodistruggersi e a collassare su se stesso. Ciò non significa che non abbia già commesso danni abominevoli e distruzioni.



Il Covidismo non è logicamente l’espressione di una società che ha rinunciato al trascendente, quindi alla libertà, per una visione ridotta al fisiologico della condizione umana?


Nella civiltà il legame tra gli individui è improntato all'ospitalità, all'amicizia e alla carità. Queste sono tre nozioni fondamentali. Gli dei greci mettevano regolarmente alla prova l'ospitalità degli esseri umani, ad esempio Dioniso, per esempio, si presentava come un estraneo e puniva coloro che non lo accoglievano nella sua stranezza e stranezza. L’ospitalità è accogliere ciò che può essere profondamente estraneo a sé stessi, ma così facendo si riconosce che “niente di umano ci è estraneo”, e questa è la radice dell’umanità. Nel cristianesimo abbiamo questa stessa nozione di ospitalità. L'amicizia è il legame di amore condiviso, al di là delle differenze, anche qui si tratta di riconoscere il non sé, come parte di sé. La carità è puro dono, senza aspettativa di ritorno.


Il totalitarismo è un momento di pura negazione della civiltà. Per Hannah Arendt “rappresenta la negazione più assoluta della libertà."[7] Mira al “dominio globale”, cioè interferisce in tutte le sfere sociali, private e intime, fino alla psiche degli individui. Il legame non è più quello dell'accoglienza del diverso, ma della sfiducia di tutti contro tutti, della denuncia, del controllo, del rifiuto. Ciò che organizza il legame totalitario è la paura dell’altro, e quindi l’odio che ne deriva. Il paradigma non è più il vivo, che si nutre di biodiversità, ma il morto vivente, che si trova in uno spazio psichico confuso e indefinito, dove è proibito allo stesso tempo morire e vivere.


La deriva totalitaria è la riduzione degli individui a corpi, al minimo commerciali, al massimo , corpi inutili da eliminare, che presuppone un radicale abbandono della moralità, in termini di bene e di male. Si costruisce facilmente su una popolazione che non trova più significato nella realtà della sua esperienza. L’ideologia è la proposta di un’altra lettura della realtà, che rassicura perché ha la risposta a tutto, e che “si fa carico”, di ogni possibile domanda sul disagio esistenziale che si patisce. Se non ci sentiamo bene, la colpa è ovviamente dell’altro (virus, parassiti sociali, ecc.). La falsa logica totalitaria porta al capro espiatorio, cioè alla legge del più forte: per paura di morire preferisco che muoia l’altro; per paura di perdere tutto, preferisco che sia l'altro a perdere tutto. Hannah Arendt ha osservato che “La caratteristica principale dell’uomo massa non è la brutalità o il ritardo mentale, ma l’isolamento e la mancanza di normali relazioni sociali.»


Ma è nel legame di accoglienza dell'altro che scopriamo noi stessi nel nostro essere più profondo. L'intimo è legato alla trascendenza, è il luogo dell'amore puro, della libertà pura, del rapporto con l'infinito rispetto al nostro riconoscerci come esseri finiti (che stanno per morire, che non sono onnipotenti, che hanno bisogno degli altri, che sono debitori verso gli nostri antenati, ecc.). Sant'Agostino, nelle Confessioni, si chiede perché cercare fuori di sé ciò che è “più interiore di ciò che è più interiore di me”. Il sistema totalitario mira al dominio sull'intimità degli individui, perché è lo spazio interiore a partire dal quale essi sperimentano il loro rapporto con la libertà, con questa infinità che li supera, con la trascendenza e con la vita dello Spirito.


La religione però non è scomparsa, ma è deviata da ogni forma di trascendenza, cioè di esperienza vissuta dell'infinito, rispetto alla nostra natura finita. La nuova religione a tema sanitario assume l’epidemia come concetto politico-religioso, con i suoi riti, le sue istituzioni, i suoi preti. Il sistema totalitario esclude ogni questione metafisica: da dove veniamo, dove andiamo, chi siamo? Ci sono diritti umani che rimangono, anche quando tutti i diritti politici vengono negati? Questo è ciò che Antigone incarna: il diritto ai riti funebri è inalienabile, non può essere soppresso dai capricci di un tiranno. Perché l'umanità si costruisce proprio nella separazione degli spazi tra i morti e i vivi, tra il sacro e il profano.



Per mezzo secolo, generazioni sono cresciute in una cultura in cui la figura del totalitarismo era rappresentata prima dal nazismo, poi dal fascismo e, in misura diversa, dal comunismo.

Ci ritroviamo con una vera e propria cecità rispetto al fatto che questi sistemi totalitari possono fare affidamento su altre ideologie: il liberalismo o la salute nel nostro caso attuale.

È possibile cambiare queste rappresentazioni prima che sia troppo tardi?


Credo che questa cecità non sia legata solo a un malinteso della Storia, perché il nazismo fondava la sua pseudolegittimità anche su un’ideologia sanitaria: gli ebrei furono accusati di diffondere l’epidemia di tifo, e questo è il motivo per cui, tra l’altro, dovevano essere confinati nei ghetti. E, seguendo la follia dei ragionamenti, vennero percepiti come contaminanti, quindi come parassiti da eliminare. Naturalmente i nazisti organizzarono la contaminazione da tifo, se non altro attraverso le deplorevoli condizioni igieniche mantenute nel ghetto. Se gli esseri umani sono visti come pericoli contaminanti e parassiti che diffondono epidemie diventa opportuno eliminarli, o addirittura gasarli come parassiti. Disponiamo di studi che indicano una sovrarappresentazione, nel partito nazista, della professione medica, e in particolare dei biologi. Si verifica un’inversione assiologica: i valori diventano intercambiabili, la dignità umana non è più un orizzonte insormontabile e ultimo, e la scienza diventa religione. In un libro che abbiamo scritto insieme, V. Pavan parla in questo senso di fedeltà al “Dio onnipotente della matematica, che verrebbe a salvare il mondo grazie all’esegesi delle formule di calcolo”[8], con i suoi rituali di devozione. Il nazismo fu “il parossismo dell’ideologia della salute”, per citare un articolo di André Mineau, professore di etica e storia, “Il nazismo e l’ideologia della salute: gli avatar moderni della dignità umana”. L'autore afferma che il nazismo costituì “una forma caricaturale della tendenza moderna alla sacralizzazione dell'immanenza biologica e delle categorie intermedie tra l'individuo e l'umanità, con l'effetto della subordinazione teorica e pratica della dignità umana a un fattore di esclusione." In queste ideologie totalitarie, il corpo non ha più la precedenza ontologica o etica, non appartiene più all'individuo.


La cecità è legata all'eterno ripartenza nell'umanità dalla regressione verso la paura dei mostri. L’umanità oscilla costantemente tra la natura selvaggia e la civiltà. La novità di oggi è che essa subisce la fascinazione per la tecnologia, che si trasforma in un Golem incontrollabile.


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Note

[1] Agamben, G. 14 aprile 2020, Una domanda.

[2] H. Arendt, Le origini del totalitarismo.

[3] Ibid.

[4] Ibid.

[5] Ibid.

[6] Hegel, Principi di filosofia del diritto , “Corso di filosofia del Diritto del 1831”.

[7] La natura del totalitarismo.

[8] Bilheran, A., 2022. Il dibattito proibito, Trédaniel.

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