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"L'ideologia della salute è un pretesto per un regime totalitario"

Aggiornamento: 16 nov



28 ottobre 2021.


Ariane Bilheran devant sa bibliothèque
Ariane Bilheran


Intervista con Amèle Debey, per L'Impertinent.


Ariane Bilheran è laureata all'Ecole Normale Supérieure, psicologa clinica, dottoressa in psicopatologia e autrice di numerosi libri. Le sue aree di competenza sono le molestie, la paranoia, le deviazioni del potere e la riconquista del potere personale. Dall'inizio dell’emergenza Covid, è stata tra coloro che hanno rilevato fin da subito rilevato le incongruenze e gli abusi delle politiche in atto. Dalla Colombia, dove vive, questa osservatrice della psiche umana ha accettato di offrirci la sua visione della situazione attuale.



Amèle Debey, per L'Impertinent:

Come dottoressa in psicopatologia, cosa la colpisce di più della situazione che stiamo vivendo da 18 mesi?


Ariane Bilheran:

La violenza dei decisori sulla popolazione, la vessazione della popolazione a tutti i livelli. Ideologia, manipolazione di massa, violenza economica, violenza sui corpi, censura, attacchi alla libertà di espressione.



L'Impertinent:

Tra le sue aree di competenza ci sono le deviazioni del potere. Quello che sta accadendo ora è cibo per la sua mente?


Ariane Bilheran:

Sì. Già nell'aprile 2020 ho scritto un articolo intitolato “Totalitarismo nella sanità: 'è per il tuo bene'... Il male radicale". "Totalitarismo" era ancora una parola sporca, non ci era permesso parlarne. Ma da allora, se n’è fatta di strada. In seguito, ho sentito il bisogno di scrivere in agosto un altro articolo che ho chiamato Il momento paranoico, in cui ho trovato l'espressione "ondata totalitaria", che da allora ha iniziato a diffondersi. A dicembre, poi, ho parlato a Radio Canada del totalitarismo attuale a cui stiamo assistendo.


Grazie alla mia esperienza, ho individuato i sintomi molto presto: nel carattere ideologico, cioè nel fatto di presentare una falsa narrazione come verità, mentre si esige che la popolazione la accetti e nel passaggio all'azione: gli obblighi di confinamento, la soppressione dei diritti più elementari, i paradossi permanenti.


"La sofferenza causata alla popolazione mi ha colpita subito."


In Sud America, per esempio, impedire alle persone di andare a lavorare non può essere nell'interesse della loro salute, perché quando non hai una fonte di reddito per diversi mesi, e non hai nessun aiuto, non sei messo certo in condizione di godere di buona salute!


La sofferenza causata alla popolazione mi ha colpita subito. Allo stesso modo esiste in psicologia una nozione chiamata scissione, che consiste nel dividere un gruppo in due fazioni irriducibili che non possono più andare d'accordo tra loro. Perché una è sotto perfusione ideologica. Non possono più comunicare.


Ho lavorato a lungo in organizzazioni del lavoro. Quando diventavano patogeni, creando disturbi psicosociali sul lavoro, identificavo i meccanismi a diversi livelli. Le manipolazioni emotive, le contraddizioni, le bugie, i paradossi nei discorsi, il fatto di ridurre la complessità della realtà ad un solo paradigma, ad un solo parametro, tutto questo mi sembrava abbastanza folle.



L'Impertinent:

È evidente che siano stati i paesi più ricchi ad aver reagito in modo più sproporzionato. Non eravamo convinti di essere in una situazione di relativa sicurezza?


Ariane Bilheran:

Non so se la prima frase sia giusta. Perché la Colombia non è un paese ricco e abbiamo avuto sei mesi di contenimento estremamente severo. Ci sono stati molti paesi poveri dove è andata allo stesso modo.


D'altra parte, nei paesi occidentali sono stati distribuiti molti aiuti alle persone. Quindi queste hanno avuto più l'impressione che fosse per il loro bene, perché ci si prendeva cura di loro. Ecco perché c'era meno dissonanza all'inizio su questo punto. Questa è probabilmente la differenza.



L'Impertinent:

Alcuni pensano ancora che queste misure fossero completamente giustificate.


Ariane Bilheran:

Ho solo una domanda per loro: sappiamo che nel 2020, solo in Sud America, le decisioni politiche hanno fatto precipitare più di 20 milioni di persone nella povertà. Entro il 2021 saranno quasi 30 milioni. Possiamo prenderci cura della nostra salute quando siamo in estrema povertà? È davvero giustificato? È davvero una politica completamente misurata ed equilibrata che tiene conto di diversi parametri?



L'Impertinent:

La docilità della gente l’ha sorpresa?


Ariane Bilheran:

Sì e no. Prima di tutto, penso che non tutte le persone reagiscono allo stesso modo in rapporto al loro passato. A livello europeo c'è spesso l'ingenua convinzione che chi è al potere sia lì per il nostro bene. Questo rende molto difficile instillare il dubbio su due questioni: i governi non ci vogliono bene, ma anzi ci vogliono anche consapevolmente male.



L'Impertinent:

Pensa davvero che i governi vogliano consapevolmente farci del male?


Ariane Bilheran:

Forse non tutti. Ma penso che i decisori di alto livello, in particolare i cosiddetti filantropi che, con i loro miliardi, potrebbero rendere il pianeta un paradiso, vogliono farci del male.



L'Impertinent:

A che scopo?


Ariane Bilheran:

Una volta che avete confiscato la maggior parte della ricchezza a spese della maggior parte della popolazione, questa popolazione è una minaccia per voi. Ma è questa che fa funzionare il sistema, giusto? Hanno bisogno di noi.


Fino a che punto hanno bisogno di noi, non lo so. Non mi sembra ovvio. Siamo visti come inquinatori, come parassiti. Penso che a un certo punto, la questione di accumulare ricchezza in una tale misura che né tu né io possiamo immaginare, fa girare la testa se non era già solida prima. Crea un abisso incommensurabile tra i poveri e una piccola minoranza di una classe estremamente ricca che pretende di dettare ogni sorta di imposizioni al pianeta. E questo rende i governanti meri esecutori.


È chiaro che se i governi fossero autonomi, non sarebbe andata a così. Tuttavia, lo spazio di manovra durante la crisi era abbastanza limitato poiché tutti applicavano più o meno la stessa politica. E non nell'interesse dei popoli.



L'Impertinent:

Recentemente lei ha detto che è una guerra dei ricchi contro i poveri?


Ariane Bilheran:

Sì, ancora una volta penso che si può vedere l'albero dai suoi frutti. Si ha un impoverimento sempre maggiore dei poveri e un arricchimento sempre maggiore dall'altra parte. Ci sono persone che stanno diventando molto ricche grazie alla crisi. La stragrande maggioranza della popolazione mondiale è stata spinta nella povertà estrema, senza alcuna preoccupazione per l'impatto sulla salute.


C'è un'intenzione di fare del male, che è pienamente legittimata nei discorsi e nei progetti. C'è una fortissima mancanza di empatia da parte di questa micro-casta di persone molto, molto ricche rispetto al resto dell'umanità. È proprio questo l’aspetto caratterizzante dell’abuso. Una parte dei cittadini deve sacrificarsi per il bene comune. Questa è una logica totalitaria. Ci rendiamo conto che coloro di cui si chiede il sacrificio sono più o meno sempre gli stessi.



L'Impertinent:

Sembra che la gente sia stata portata a confondere le conseguenze delle misure prese con le conseguenze del Covid. Il contesto è stato creato in modo che vogliano essere in servitù volontaria, come diceva La Boétie. Come possiamo spiegare questa situazione?


Ariane Bilheran:

In termini di filosofia politica, si può spiegare con il fatto che un regime totalitario è stato istituito abbastanza chiaramente e più o meno ovunque. Incontra resistenze qua e là, ma questo è il progetto. Perché totalitario? Perché mira al dominio totale degli individui, alla scomparsa delle classi, dell'appartenenza sociale, delle famiglie, fino all'intrusione nell'intimità della persona. Perché il progetto totalitario funzioni deve mantenere il suo potere attraverso il terrore, quindi ha bisogno di un nemico, visibile o invisibile, al quale fare la guerra, per giustificare il terrorismo di stato, per giustificare la soppressione delle libertà e dei diritti. Abbiamo bisogno di un'ideologia. Una narrazione che mette in scena un nemico contro il quale andremo in guerra e che, presumibilmente, ci mette in pericolo mortale. Per fare questo dobbiamo costruire una narrazione ingannevole, completamente scollegata dalla realtà dell'esperienza. Ma perché abbia una certa legittimità, deve evolvere costantemente, per evitare che sia fissa e quindi soggetta a critiche.


L'ideologia deve riuscire a cambiare la realtà. Quindi non è più la realtà dell'esperienza ad essere autentica. Con l'ideologia, l'esperienza viene modificata in modo che corrisponda a ciò che viene detto.


Per esempio, se designiamo una certa popolazione come emarginata, come un pericolo per la nazione, faremo in modo che diventi pericolosa. Li escluderemo economicamente e toglieremo loro i diritti. Se vogliamo dimostrare che sono un pericolo per la salute degli individui, li metteremo in condizioni igieniche precarie, ecc. In modo tale che il ritorno della realtà finisce per corrispondere all'ideologia.


"Creiamo le condizioni affinché la realtà finisca per corrispondere all'ideologia."


Nel 2020, le misure necessarie per guarire non sono state prese affatto. Al contrario, c'è stata una grande esposizione delle persone in termini di salute. Prima ho fatto l'esempio economico: quando non si ha da mangiare, quando non si possono pagare le bollette, come si fa a mangiare bene, ad evitare l'ansia e la precarietà, a proteggere la propria salute e la propria immunità e quella dei propri figli? Quindi questa non è affatto una politica sanitaria, ma una politica di precarietà che ha avuto luogo in molti paesi del mondo e che ha portato a maggiori problemi di salute.


Quando ai medici è vietato prescrivere o curare, si creano delle malattie. Quando si manda la gente a casa con acetaminofene, si creano le condizioni perché la realtà finisca per coincidere con l'ideologia.



L'Impertinent:

Come spiegare che la maggioranza delle persone non se ne rende conto? Non esiste forse un meccanismo, nel nostro cervello, che ci impedisce di immaginare certe realtà troppo lontane dalla nostra linea di pensiero, a rischio di impazzire completamente?


Ariane Bilheran:

Assolutamente si. È legato alla violenza. Ci sono stati ripetuti shock traumatici inviati alle persone. In modi diversi, con impostazioni diverse. E questi shock traumatici sono stati creati dalla narrazione politica, dalle decisioni prese che con la loro assurdità e arbitrarietà hanno fatto perdere alla gente tutti i punti di riferimento alla gente. È importante sapere che questa violenza porta allo sviluppo di meccanismi di difesa nella psiche. L'esempio migliore: quando si subisce un trauma grave, questo può scatenare l'amnesia. Questo è un meccanismo di difesa. Un altro mecanismo :di difesa è el diniego: la realtà è così insopportabile che non posso immaginarla.


Quindi penso che meno ci aspettiamo la violenza più siamo vulnerabili, come avviene nei paesi occidentali che sono abituati a un funzionamento più equilibrato. Negare la realtà della violenza, o giustificarla, nella misura in cui c'è un discorso molto seducente dall'altra parte come "lo facciamo per il vostro bene": è molto allettante crederci. Penso che la maggioranza delle persone, ed è abbastanza normale, non potendo capire o accettare l'esistenza della violenza che tutto ciò trasmette, regredisce psicologicamente trascinare dal discorso dominante.



L'Impertinent:

C'è anche una buona parte di persone che semplicemente preferisce non farsi domande e seguire il flusso, senza cercare di scoprire se quello che sta succedendo è normale o no.


Ariane Bilheran:

Sì, allora scatta la sindrome del funzionario funzionale. Cioè, si preferisce limitare il proprio campo di pensiero e ridurlo al compito che si deve svolgere. Perché se dovesse davvero pensare a quello che sta succedendo, probabilmente impazzirebbe.


Penso che lo psichismo protegga le persone da questo rovesciamento fino a un certo punto. Da questa disintegrazione psicologica.



L'Impertinent:

Si può anche constatare che non è una questione di intelletto, di conoscenza o di livello di istruzione. L'ex filosofo Raphaël Enthoven ne è un perfetto esempio.


Ariane Bilheran:

Prima di tutto la questione è legata alla solidità psicologica e non all'intelligenza. È legata alla capacità di ancorarsi a molte cose e alla capacità di affrontare la solitudine, anche se la maggioranza del gruppo si smarrisce. Ancorarsi a cosa? Al rapporto con la realtà. Al desiderio di verità. Al valore morale di rendersi conto, nel mondo reale, che stiamo facendo del male alle persone.


Ci sono profili molto eterogenei che possono ritrovarsi in una presa di coscienza ma sono tutti contraddistinti da alcuni aspetti: in primo luogo, sono persone fortemente ancorate alla realtà che hanno molto buon senso, che hanno altri riferimenti, oltre quelli dei loro antenati, che permettono loro di valutare in modo diverso quanto sta accadendo , di uscire dalla narrazione dominante. In secondo luogo, sono persone che mettono in dubbio la legittimità dell'autorità, non obbediscono per il gusto di obbedire, ma solo se le argomentazioni dell'autorità hanno un senso. Un’ altra caratteristica comune a tutti loro è che non si accontentano di una verità approssimativa. C'è una ricerca di verità, di comprensione. E il quarto punto: si tratta di persone in grado di affrontare l'isolamento. Perché al momento pensare diversamente significa essere esposti alle minacce, all’isolamento, all’insulto e alla censura e per questo bisogna avere una forte solidità psicologica.


Bisogna ammettere che il sistema sta impazzendo ma anche che quando si è parte del sistema, perché si hanno vantaggi e privilegi, mettere in discussione il dogma dominante significherebbe perdere questi privilegi e il proprio posto nei gruppi a cui si appartiene (gruppi di pari in particolare) e non tutti sono pronti a farlo. Conosco persone che hanno un doppio comportamento. Un comportamento pubblico e un comportamento privato. Quindi non sono così ingenui.



L'Impertinent:

Eppure credevo che Raphaël Enthoven potesse racchiudere in sé tutte queste caratteristiche.


Ariane Bilheran:

Probabilmente fa parte di un gruppo di appartenenza (per esempio, l'intellighenzia parigina) che non è pronto a lasciare. E questi gruppi di appartenenza hanno di fatto maturato questo rapporto di sudditanza. Questo pone tutti di fronte ad un problema di lealtà.



L'Impertinent:

In che senso?


Ariane Bilheran:

Possiamo vedere il prezzo che alcuni scienziati, alcuni accademici e alcuni ricercatori hanno pagato per aver detto la loro verità. Se non si è disposti a pagare questo prezzo e se il proprio gruppo richiede implicitamente o esplicitamente l'adesione al dogma per avere accesso ai privilegi del serraglio, si è ridotti a una forma di sottomissione, consapevole o meno.


Quando Laurent Mucchielli viene confutato dal CNRS (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica), la domanda è: da chi dipende il CNRS? Chi ha paura di perdere la sua posizione? Non sono sicura che ci siano solo persone indottrinate, se così vogliamo chiamarle. Sono anzi sicura del contrario. Ci sono molti interessi, corruzioni, paure. Alcune persone impediscono a se stesse di criticare, di pensare, per non perdere i loro privilegi. La cosa più ironica è che, spesso, queste sono le stesse persone che hanno gridato in difesa della libertà di espressione in Francia.


Più in generale, la collaborazione degli intellettuali con i regimi totalitari non è nuova. Hannah Arendt espresse il suo disgusto per gli intellettuali già negli anni 1930; Klemperer era sbalordito dall'opportunismo di certi accademici; Günther Anders espresse la sua avversione per la compiacenza attiva di Heidegger, soprattutto perché quest'ultimo aveva tutti gli strumenti della filosofia politica per valutare quello che stava succedendo.



L'Impertinent:

Lei ha anche detto che la crisi sanitaria è il culmine di una decadenza iniziata molto tempo fa. Cosa intendeva dire?


Ariane Bilheran:

Totalitarismo significa considerare gli individui come cellule intercambiabili dello stesso corpo in senso letterale, con la totale soppressione ed eliminazione di ogni singolarità. La singolarità è il fatto che nessun individuo è paragonabile a qualsiasi altro sulla Terra. Che ognuno è unico, diverso, con l'umanità in comune, dove "niente di umano mi è estraneo". Il totalitarismo è la proposta opposta.


Nell'idea che siamo tutti cellule dello stesso corpo c'è l'idea che dobbiamo sacrificare le cellule cancerose, quelle che diventano autonome rispetto al corpo. Quindi l'individuo non è sacro di per sé, ma piuttosto qualcosa che può essere eliminato se è necessario. E credo che questo processo vada avanti ormai da molto tempo. È una perdita sia di trascendenza, sia di trasmissione, sia di valori morali e spirituali. E allo stesso tempo è la profanazione di tutti gli individui. "Non potrete più nascondere nulla" è la proposta totalitaria: l'esatto contrario del pudore che, secondo Hegel, è la base della civiltà. Dobbiamo proteggere la nostra intimità, è un dovere, non può essere profanata, per evitare di sprofondare nella barbarie.


Questo è un processo in corso da molto tempo, lo vediamo nell'evoluzione del management sul lavoro, nella proliferazione degli schermi per i bambini: sono modi di abradere completamente il soggetto e di negarlo nei propri bisogni, allo scopo specifico di renderlo un buon consumatore. Le persone vengono messe in caselle, dove diventano dei meri strumenti di produzione, e quando non sono più utili, quando sono inutili dal punto di vista della produzione capitalista, vengono buttate via.


Tutto questo è l’esatto opposto dei valori che sono stati la base della nostra civiltà, ma è appunto un processo che va già avanti da molto tempo.



L'Impertinent:

Ma cosa ha scatenato tutto questo processo? Da quanto tempo pensa sia in corso?


Ariane Bilheran:

È difficile dirlo. Penso che ci sia una combinazione di diversi fattori e questo non è esaustivo: in primo luogo, il transumanesimo è il riferimento nazista per eccellenza, quello del superuomo. Questo significa che il nazismo, inteso primariamente come ricerca dell'immortalità materiale e del superuomo umano, che è allo stesso tempo un umano modificato, non è morto. L'ideologia di base non è morta. Il nazismo non è stato totalmente eliminato, è proliferato nelle sette ideologiche del potere che hanno la propensione a diffondersi e mirano all'espansione. Penso che la questione della conquista ideologica del potere mondiale da parte di sette segrete sia raramente affrontata, ma dovrebbe essere studiata molto attentamente. Questo però non basta.


Il secondo punto è lo sviluppo tecnologico. Abbiamo raggiunto un'epoca – probabilmente ci siamo fin da Hiroshima - in cui non possiamo credere o immaginare cosa gli strumenti che creiamo siano in grado di generare. L'umanità sta generando mostruosità senza avere necessariamente i mezzi per frenarle, come dimostra la creazione di embrioni chimera, la clonazione, traffici di geni , ecc. Penso che anche questo sia un processo in atto.


"Ci siamo lasciati togliere la capacità del contro-potere."


Se lo si guarda dal punto di vista dell'istruzione pubblica, c'è stato un tentativo deliberato di sopprimere l'apprendimento dei bambini. Questi campanelli d'allarme sono stati lanciati dagli insegnanti. C'è un potere che orchestra per rendere docili i cittadini. Ma questo non è una novità. È la natura del potere complottare per mantenersi in vita. Il problema nuovo è che ci siamo lasciati togliere la capacità del contro-potere.


Forse, ma questa è solo un'ipotesi, l'era del godimento e del consumismo sfrenato ha fatto crollare gli individui moralmente. Ma è complicato rispondere a questa domanda e penso che la natura sia multifattoriale. Allo stesso tempo, è praticamente inevitabile.


L'unica questione di cui avrebbe dovuto occuparsi l'umanità dopo la seconda guerra mondiale è: come siamo arrivati a un tale grado di autodistruzione? La gente non si è molto preoccupata molto di questa questione. Volevano riprendere a vivere, sono stati incoraggiati a godere di tutto, ma avrebbero dovuto preoccuparsi di questo. Così come dovrebbe preoccuparci il fatto che i capi di stato oggi abbiano la possibilità di causare un’ Hiroshima bis. Günther Anders non ha mai smesso di suonare il campanello di allarme. Perché abbiamo la capacità di autodistruzione? Perché la maggioranza delle persone preferisce essere nel godimento piuttosto che in questa coscienza, che è certamente molto austera? Perché non è molto divertente porci la questione della nostra responsabilità. È più comodo lasciarci regredire allo stato di consumatori.



L'Impertinent:

Ha qualche risposta a questa domanda? Perché siamo arrivati a questo punto?


Ariane Bilheran:

Dal punto di vista dello sviluppo della tecnologia di massa, della pubblicità, del marketing, ecc., c'è stata una spinta, una deregolamentazione che ha fatto sì che gli individui non fossero più protetti, in particolare dall'emergere di queste nuove tecnologie, dagli schermi . E non appena si controlla un cervello e il tempo cerebrale disponibile, si controlla ogni possibile rivolta da parte dei cittadini. È un po' come il mondo di Huxley.



L'Impertinent:

Non pensa che questa crisi possa essere un'opportunità? Tutto quello che sta succedendo è qualcosa di così grande che può solo scatenare una rivolta e portare a qualcosa di positivo, no?


Ariane Bilheran:

Non lo so, forse. Mi sembra che al momento sia un po' come Davide contro Golia. Si può sempre sperare in un miracolo.



L'Impertinent:

Come spiegare la totale apatia della sinistra? E del fatto che alla fine si deve contare sulla destra, o addirittura sull'estrema destra, per opporsi ai provvedimenti?


Ariane Bilheran:

La mia risposta può essere un po' trash, ma penso che la politica non sia più affatto rappresentativa delle aspirazioni del popolo. È una casta che si riproduce al suo interno, secondo dei codici di iniziazione prestabiliti, e che ha tradito il popolo ormai da tempo. Di qualunque colore essa sia. Lo fanno per loro stessi. Gli Stati sono gestiti come grandi aziende, con azionisti nell'ombra e persone che vengono messe al comando. Vengono sostituite quando non sono più adatte. I sondaggi e i voti saranno pilotati, e in alcuni paesi addirittura falsati.



L'Impertinent:

L'Impertinent ha pubblicato diversi articoli sugli abusi sui bambini, perché lo stato in cui si trova la generazione di domani mi preoccupa molto. Qual è la sua opinione in merito? Come saranno gli adulti tra 10 anni?


Ariane Bilheran:

Quello che dobbiamo capire è che, da un punto di vista psicologico, la psicosi paranoica produce traumi a catena, dissociazioni traumatiche e quindi schizofrenia. C'è quindi il rischio di un aumento esponenziale dei tassi di suicidio e un aumento delle patologie di tipo schizofrenico nei bambini.

Questo è estremamente grave. Tutti i totalitarismi attaccano sistematicamente i bambini, li indottrinano, incoraggiano la delazione, dividono le famiglie, mettono i bambini contro i loro genitori, e così via. Questo è il tipo di politica in cui ci troviamo.



L'Impertinent:

Osservo che alcuni dei miei colleghi passano molto più tempo a denunciare i teorici della cospirazione che a indagare i problemi reali e mi chiedo se non hanno una parte di responsabilità nella radicalizzazione di certe minoranze?


Ariane Bilheran:

Per la radicalizzazione delle minoranze, bisogna capire che il regime totalitario funziona in modo paranoico. Ma la paranoia è ovunque. È una struttura collettiva, non una singola psiche. È la nozione di sfiducia di tutti contro tutti. Quindi ci saranno, nell'opposizione, fenomeni che rispecchiano quelli denunciati in questa famosa opposizione. Infine, per alcune persone, ci può essere anche una vera e propria immagine speculare della follia. Per questo dobbiamo sempre fare attenzione alle equiparazioni che vengono effettuate.


Nell'ideologia della salute di cui ci stiamo occupando, c'è la creazione di un nuovo linguaggio. Questo linguaggio include almeno 60 nuove parole ed espressioni che sono state distorte. Dal momento in cui si accetta questo nuovo linguaggio (come il termine “complottista” del resto, con il quale si pensa di alludere a una certa realtà, ma senza sapere esattamente quale sia, ognuno ci mette la propria interpretazione soggettiva), si crea un'adesione al sistema. Se gli oppositori di questa politica generale accettano questo nuovo linguaggio, ne diventano i promotori. Quindi è tutto molto complicato. Lo si riscontra già a livello minore con gli anglicismi. Il termine "narratif" esiste in francese solo come aggettivo. Il termine corretto è "narration". Eppure tutti, me compresa, abbiamo spesso usato "narratif" invece di "narration". Si tratta di una colonizzazione linguistica.


Tutto questo significa che non abbiamo più la capacità di rappresentare la realtà attraverso il nostro patrimonio, che è un linguaggio comune che condividiamo. E, soprattutto, non abbiamo più la capacità di comunicare con gli altri. Per farlo, dovremmo entrare nel nuovo linguaggio, al quale però manca la capacità di designare la realtà dell'esperienza. Quindi il gioco è truccato.



L'Impertinent:

Da quasi due anni sentiamo regolarmente dire che questa crisi terminerà presto. Lei come pensa che finirà?


Ariane Bilheran:

Male. Il problema è che una volta che si entra nell'ideologia, non si scappa. Vedo questa storia finire in due modi possibili: o in una guerra o in un'autodistruzione che non sarà possibile nascondere. O entrambe le cose insieme. Per uscire dall'ideologia, bisogna che la realtà diventi talmente difficile da far risvegliare le persone. Un po' come nelle sette, dalle quali gli indottrinati riescono ad uscire quando si è verificato un evento sufficientemente grave.


Tutta questa situazione finirà male. Con una recrudescenza di violenza. Anche all’interno dell’opposizione, tanto che questa potrà assomigliare persino a ciò che denuncia. Chi non ha capito la teoria dovrà capire la pratica. Dal momento in cui negate che ci sia una porta davanti a voi, dovrete prenderla in faccia per accettarne l'esistenza. Hannah Arendt diceva che il totalitarismo crolla quando le masse smettono di credere. Il problema è che non ci siamo ancora.



L'Impertinent:

E se ci si fermasse semplicemente, in pochi mesi, con la totale abolizione di tutti provvedimenti e si decidesse finalmente di convivere con questo virus?


Ariane Bilheran:

No, perché la salute è un pretesto per un regime mondiale di stampo totalitario. Per un controllo totale dell'individuo, nei suoi movimenti, nei suoi pensieri, nelle sue azioni. Non funzionerà perché non è compatibile con la natura umana. Ma questo non significa che non creerà danni immensi. L'ha già fatto.


Grazie a Michel per la traduzione.

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