22 febbraio 2017
Questo articolo è un complemento dell’articolo intitolato “A proposito delle relazioni fra un genitore paranoico e i suoi figli” (pubblicato il 29/12/2016) che riguardava la relazione fra il genitore paranoico e i suoi figli. Non tornerò quindi né sul descrittivo né sui processi generali che riguardano la patologia paranoica che avevo già descritto.
Si tratta qui di approfondire le conseguenze della paranoia sul genitore protettore dei figli, i rischi che corrono quest’ultimo e i figli stessi, in particolare in caso di disaccordo sull’affidamento dei figli.
I casi di separazione/divorzio in cui uno dei due genitori è paranoico: rischi alti
Le situazioni di separazione/divorzi da un individuo paranoico sono ad alto rischio per il coniuge, e per il figlio nato da quell’unione, nel caso ce ne sia uno. Il coniuge, soprattutto se è quello all’origine della separazione, è catalogato dal paranoico nella categoria dei “persecutori”.
Ricordiamo che la paranoia funziona secondo una modalità proiettiva, ovvero, il paranoico inverte tutto: è colpevole ma è l’altro ad essere designato colpevole, è il persecutore ma è l’altro che è disegnato persecutore, è pericoloso ma è l’altro coniuge che viene disegnato come pericoloso.
In caso di separazione/divorzio, questo è molto eloquente. Anche perché il paranoico può mettere in scena le idee erotomane nel suo delirio, di seguito alla separazione subita. Secondo lo psichiatra francese de Clérambault [1], l’eteromania si sviluppa in tre fasi: inizialmente il soggetto ha la speranza di essere amato, poi si sente deluso dall’assenza di gesti d’amore proveniente dall’altro, e infine, nasce un sentimento di rancore.
Quindi, la posta della separazione e dell’affidamento del figlio sarà la “vendetta” e il rancore che nutrirà il genitore paranoico, rancore che ovviamente non affermerà come tale di fronte alle istituzioni, per meglio manipolare, presentandosi come il genitore “salvatore” e “perfetto”, in padre/madre “che soffre e che è vittima di non vedere più il suo figlio al quale vuole un bene dell’anima” di fronte all’altro “cattivo genitore” (in realtà il genitore protettore). Sono spesso delle persone molto convincenti, che fanno illusione e sembrano irreprensibili nei loro atteggiamenti, al punto che i professionisti possono dimenticare i colpi e i sevizi psicologici. Il genitore protettore perde credibilità man mano che le procedure vanno avanti perché osa denunciare un uomo/una donna apparentemente rispettabile.
In queste condizioni, il figlio diventa la posta del delirio, e il genitore protettore, un guastafeste che converrà eliminare con qualsiasi mezzo, ma manipolando al contempo per offrire sempre un’illusione di facciata presso i professionisti e le istituzioni.
Cosi, il genitore paranoico accuserà l’altro genitore non solo di perseguitarlo, ma anche di nuocere al figlio, di essere un pericolo per il figlio. Si porrà allora come “salvatore”, l’unico a sapere qual è il bene del figlio e che cercherà di estromettere il genitore protettore a tutti i costi, alleandosi con le istituzioni, con dei procedimenti manipolatori, confrontandosi con istituzioni generalmente ceche, manipolate dal contagio delirante che caratterizza questa malattia mentale (che solo dei professionisti agguerriti a questa patologia mentale sono in generale capace di identificare).
Lo stalking [2] sistematico da parte del ex coniuge
L’altro genitore sarà vissuto come il perseguitore, e perché il paranoico recuperi una parvenza di serenità psichica, egli dovrà molestare in modo assillante l’altro vissuto come perseguitore (incluso tramite vie giuridiche) fino ad annientarlo o ucciderlo. Potrà nuocere al figlio, maltrattarlo, fino a delle trasgressioni sessuali con il solo scopo di distruggere l’altro genitore.
La caratteristica dello scompenso paranoico è chiaramente nel passaggio all’atto: ricatto al suicidio, tentativo di suicidio, o di violenze su altrui, incluso tramite vie traverse, stalking, omicidio.
E chiaro che nei casi di separazione/divorzio – e lo ripetiamo, il rischio è ampliamente maggiorato se la separazione non è d’iniziativa del parente paranoico – causando una ferita narcisista insopportabile per lui, l’ex coniuge e i loro figli saranno in pericolo di molestie, di minacce, di persecuzioni varie, di spionaggio, ma anche d’insulti, di violenza psichiche o eventualmente fisiche, di maltrattamenti vari, di colpi/ferrite, di stupri e/o di morte.
L’ex coniuge è particolarmente mirato, e il figlio sarà il mezzo per raggiungere l’ex-coniuge, “oggetto feticcio” che bisognerà strappare all’altro a tutti i costi, anche al costo di rovinarlo.
Non bisogna assolutamente fidarsi dell’apparenza calma, precisa e ordinata che può dare il genitore paranoico di fronte alle varie istituzioni incaricate di valutare la situazione.
La feticizzazione del figlio nella “lotta fino alla morte”
Ricordo i propositi del mio articolo precedente:
“Un genitore paranoico rappresenta una reale pericolo per i suoi figli, pericolo maggiorato in caso di separazione. Da una parte perché l’ex compagno non può più fare da “tampone”, da un’altra parte perché la separazione è sé stessa un fattore di scompenso, il paranoico non potendo tollerare che il compagno si “stacchi” da lui”.
In caso di separazione, i figli sono presi in ostaggio, tramite una modalità manipolatrice. Dovuto alla proiezione, è il genitore paranoico che accuserà l’altro di “manipolazione”, di “alienazione parentale”, di “pericolo” per i figli. La giustizia sarà presa in ostaggio e commetterà spesso l’errore di credere in un “conflitto parentale”, mentre si tratta in realtà di stalking da parte del genitore paranoico nei confronti dell’altro genitore, appunto attraverso le vie giuridiche.”
Se il genitore paranoico si rende conto che non ottiene quello che desidera in tribunale, e che il figlio gli “scappa” può diventare molto violento. Vivrà il figlio come manipolato dall’ex coniuge vissuto come il perseguitore, e si darà come missione di “salvarlo” dal “pericolo”. Nonostante ciò, se il figlio manifesta qualsiasi velleità d’indipendenza nei confronti del delirio del genitore paranoico, quest’ultimo rinforzerà le rappresaglie, le intimidazioni e i passaggi all’atto per sottomettere il recalcitrante, una volta prosciugate le risorse della manipolazione e della seduzione, in caso di fallimento di quest’ultime. Non cesserà di denigrare l’altro genitore davanti al proprio figlio, inventerà dei fatti che non sono mai accaduti, seminando cosi il dubbio presso le istituzioni, e si presenterà in vittima presso i professionisti, presso i quali cercherà di provocare empatia [3].
Il profilo rivendicativo è il più pericoloso dei profili paranoici, con dei deliri procedurali, litigiosi, sollecitando la giustizia ad ogni momento per ristabilire il suo “buon diritto”.
Ricordo che la paranoia è una “follia ragionante” che non si scopre di primo acchito, contrariamente al delirio di persecuzione di tipo paranoica nella schizofrenia. Soli i professionisti agguerriti sono suscettibili di non lasciarsi manipolare dall’apparenza ragionante del delirio paranoico, ed è quindi essenziale in caso di diagnostico psichiatrico di paranoia, di intendere la pericolosità di questa malattia mentale, anche se fa illusione presso i professionisti non specializzati in questa psicopatologia.
La questione dell’affidamento del figlio è formulata sul piano del potere: colui che avrà l’affidamento esclusivo o più tempo in caso di affidamento congiunto è colui che avrà “vinto”, il figlio essendo strumentalizzato e feticizzato, senza nessuna considerazione dei suoi bisogni, nell’odio che rivolge il genitore paranoico a colui/colei che gli avrà inflitto l’offesa di lasciarlo.
Bisogna sottolineare che nei casi clinici, la maggior parte dei paranoici sono degli uomini. E quindi più frequente che il genitore paranoico sia un uomo e impieghi dei mezzi colossali per rappresentarsi in padre salvatore e perfetto, esigendo l’affidamento esclusivo per estromettere la madre nel suo ruolo di referente e protettrice del figlio.
Nel caso di neonati, non è raro vedere padri paranoici esigere un affidamento alternato del neonato, accusando la madre di essere “fusionale” con il bambino (un po’ normale a quell’età no? Peraltro è il neonato che ha bisogno di una fusione con la sua madre!), senza alcuna considerazione per i bisogni del figlio, considerato come un oggetto, che peraltro il genitore potrà affidare ad altri membri della sua famiglia (spesso alla propria madre) durante i suoi tempi di affidamento piuttosto che occuparsene!
Allo stesso modo, questi padri paranoici accuseranno la madre di essere “alienante” quando invece lo sono loro, senza considerare minimamente i bisogni psichici del figlio. Invocheranno il benessere del figlio, senza preoccuparsi minimamente di rompere o meno i riferimenti, i ritmi, le abitudini, i luoghi di scolarizzazione, ciò che lo mette in sicurezza, la sua storia, e di rompere il legame con la madre. Non viene assolutamente tenuto conto della parola del figlio, il quale è spesso oggetto di stalking, è oppresso per produrre degli scritti o delle parole, che saranno contrarie alle prime dichiarazioni, quando lo accusano di essere il genitore paranoico.
Vediamo anche alcune istituzioni che si fanno eco di queste pressioni, un fatto che interroga sull’entità del malfunzionamento che questa patologia mentale genera sul piano collettivo e nei processi professionali.
Per via della convinzione delirante supportando queste accuse, questi paranoici riescono a trascinare molte persone nella loro scia. Non dubitano, e questa convinzione delirante sembra imporsi come la “verità”.
Per quanto riguarda invece quei rari che non si lasciano manipolare, sono da eliminare e da perseguitare (professionisti inclusi), tramite varie modalità di stalking, di intimidazione e di schivamento. In uno diniego totale di realtà e di alterità, i genitori paranoici pretendono spesso l’affidamento esclusivo, e l’estromissione dell’altro genitore nel suo ruolo di genitore che qualificano di “pericoloso”, senza però apportare alcun elemento di prova, e sulla base di interpretazioni deliranti che converrà sistematicamente di verificare e d’incrociare con il racconto del genitore stigmatizzato come “pericoloso”, per non lasciarsi manipolare dalla sola argomentazione del genitore paranoico.
I pericoli
I pericoli sono prevalentemente di due tipi:
L’inversione di colpevolezza
Il primo è che la giustizia, e le istituzioni in modo più generale, si lasciano manipolare, per mancanza di esperienza, di formazione e di conoscenza di questa malattia mentale, nel contagio delirante, e invertono la colpevolezza. Cosi che il genitore protettore può ritrovarsi letteralmente perseguitato dalle istituzioni, fino a vedersi ritirare l’affidamento del figlio, mentre il genitore paranoico (quindi pazzo) si vedrà investito della missione delirante che invoca per sé stesso, quella del “salvatore”. E tutte le misure di precauzione che dovrebbero essere prese contro il genitore paranoico saranno invece prese contro il genitore protettore!
Questo è il frutto del contagio del delirio paranoico che opera attraverso dei meccanismi psichici sottili (che ho peraltro descritto in vari articoli, libri o in occasione di conferenze date), e conduce generalmente alla squalifica del genitore protettore a favore del genitore paranoico, nelle mani delle quali le istituzioni manipolate rimetteranno il figlio, a volte in affidamento esclusivo, e a volte nella negazione più totale della parola del figlio, talvolta anche dei maltrattamenti a volte constatati, diagnosticati, e avverati.
Questa inversione di colpevolezza è spesso assortita di minacce nei confronti del genitore protettore, che diventa imbarazzante secondo la follia del genitore paranoico, e che le istituzioni vanno a loro volta perseguire, facendosi il “braccio destro esecutivo” del genitore paranoico: minaccia di affidamento del figlio, accuse di “fusione” con il figlio, di “alienazione parentale” (sarà veramente utile ricordare che questa “sindrome” non ha mai ricevuto nessuno riscontro scientifico [4]…), insomma, tanti concetti vaghi che servono in realtà a corroborare il delirio del genitore paranoico e il suo sentimento di persecuzione.
Cosi facendo, le istituzioni attraverso la negazione contribuiscono a rinforzare il maltrattamento vissuto dal figlio, affidandolo ciecamente al suo aggressore [5].
Il passaggio all’atto
Il genitore paranoico manipolerà sapientemente e abilmente le istituzioni e i professionisti che non sono formati su questa patologia e non hanno le griglie di ricognizione adeguate per identificarla.
Allo stesso tempo, il genitore paranoico potrà molestare, minacciare, insultare, intimidire, spionare, derubare, esercitare qualsiasi tipo di violenza psicologica e fisica ma anche di rappresaglie ai danni del genitore protettore del figlio, lontano dagli occhi delle istituzioni presso il quale, lo ricordo, il genitore paranoico farà illusione, e ciò, fino a maltrattare sessualmente il figlio quando si tratterà di metterlo a tacere.
Per giunta, cercherà di squalificare i professionisti che gli “resistono” (quelli che hanno chiaramente identificato la sua patologia, o a minima, quelli che si fanno delle domande su di lui), e potrà esercitare contro di loro delle pressioni e delle intimidazioni (fino a delle minacce fisiche) cosi come nei confronti di quelli che avranno segnalato dei maltrattamenti subiti dal figlio.
In generale, e in modo molto strano, i professionisti all’origine delle segnalazioni non saranno quasi mai sentiti, e il genitore paranoico, prenderà un’attenzione curata per impedire ogni possibile contatto da quei professionisti con il figlio e gli altri professionisti incaricati di proseguire il caso.
Conclusione
In conclusione, non bisogna assolutamente minimizzare la pericolosità del paranoico in caso di separazione/divorzio e ciò, anche vari anni dopo (a volte 10 anni, 20 anni dopo la separazione, la patologia non evolve, anzi, al contrario si irrigidisce con il tempo), soprattutto se il figlio è nato dalla coppia, perché quest’ultimo diventa allora “la posta” della “guerra” d’annientamento portata avanti dal paranoico, per il quale ogni colpo è autorizzato, e che saprà manipolare in modo strategico, i professionisti e le istituzioni non specificamente formate su questa malattia mentale.
Spesso, l’ex-coniuge vittima di molestie da parte del genitore paranoico dovrà letteralmente fuggire geograficamente per scappare dallo stalker.
Ricordo che numerosi “crimini passionali” sono in realtà dei crimini commessi da paranoici che non supportano il desiderio del coniuge di separarsi… Spesso il paranoico troverà un modo di non suicidarsi veramente, dopo avere organizzato delle messe in scena di tipo morbido, un’altra illustrazione dell’ampiezza della manipolazione usata da questa psicosi per fare illusione.
L’ex-coniuge nella mira del delirio paranoico dovrà prendere delle grandi precauzioni di sicurezza, ed è assolutamente certo che dovrà evitare qualsiasi relazione, perché ogni tipo di scambio, anche minimo, riattiva il delirio, la proiezione, e la “fissazione d’oggetti”, dunque la pericolosità sulla persona esposta (e anche il figlio, visto come “moneta di scambio”).
Il 22 febbraio 2017
Ariane BILHERAN
Ariane Bilheran, Psychopathologie de la paranoïa (Psicopatologia della paranoia), Paris, Ed. Armand Colin, 2016.
Normalista della Scuola Normale Superiore di Parigi (Ulm), psicologa clinica, dottorato in psicopatologia, autrice.
Per sviluppare altri punti, vi invito a consultare la bibliografia infra.
Appunti
[1] Clérambault (De), G. G. 1921. «Les délires passionnels. Érotomanie, Revendication, Jalousie», in Bulletin de la Société Clinique de Médecine Mentale février 1921.
[2] o insieme di violenze vessatorie reiterate.
[3] E cercherà delle forme di identificazioni psichiche genitoriali subdoli, a traverso le quali i professionisti usciranno dalla loro indipendenza e dalla distanza critica necessaria, deviareranno dal loro quadro, dalle loro buone pratiche e dalla loro deontologia.
[4] Leggere l’articolo di Marie-Christine Gryson-Dejehansart «Le recours au Syndrome d’aliénation parentale bientôt proscrit des expertises judiciaires» (“L’utilizzo della Sindrome di alienazione parentale bandita a breve dalle perizie giuridiche”): «Il Ministero della Famiglia, dell’Infanzia e dei Diritti delle donne ha annunciato che pubblicherà prossimamente una sezione a riguardo sul sito del Ministero della Giustizia, con l’obbiettivo di bandire definitivamente l’utilizzo del concetto ideologico denominato SAP o AP. Da una decina di anni, numerosi specialisti dell’Infanzia e del psico-trauma, non hanno smesso di denunciarne la pericolosità.»
[5] Danger en protection de l’enfance. Dénis et instrumentalisations perverses, Paris, Dunod, 2016.